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L’Invasione Sovietica della Cecoslovacchia

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I carri armati russi per le strade di Praga

La Primavera di Praga terminò nelle prime ore del 21 agosto 1968 quando l’esercito del Patto di Varsavia invase la Cecoslovacchia e i carri armati sovietici occuparono i punti strategici del Paese. “Aiuto ci stanno invadendo” era l’appello lanciato dalla radio di Praga. Il mondo ascoltava in silenzio…

La Primavera di Praga

Il vento di libertà che nel 1968 soffiava in tutto il mondo arrivò anche nell’allora Cecoslovacchia. Alexander Dubček era il Segretario Generale del Partito Comunista della Cecoslovacchia e Ludvík Svoboda era il Presidente del Paese.

In quel periodo prese vita un lento processo di riforme democratiche: un socialismo dal volto umano, identificato anche come Primavera di Praga. La liberalizzazione dei media, il decentramento del potere e le altre libertà concesse erano però una minaccia per la dottrina  sovietica di Brežnev.

L’invasione

Alle prime ore del 21 agosto un aereo russo chiedeva un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Praga Ruzyně. Ottenutolo, i reparti militari speciali che erano a bordo del velivolo sequestrano rapidamente l’aeroporto e da altri aerei iniziarono a sbarcare soldati e armamenti militari.
Negli stessi istanti da due fronti (i Carpazi e il Centro) i carri armati del Patto di Varsavia (russi, polacchi, bulgari e ungheresi) varcavano i confini della Cecoslovacchia e in poche ore i punti nevralgici furono sotto il controllo sovietico.

L’operazione Danubio era stata presentata come un intervento di aiuto verso i fratelli cecoslovacchi minacciati dai fascisti e dalla Germania ovest.

Chiaramente non c’era nessuna minaccia d’invasione e il Paese appoggiava pienamente il Partito Comunista della Cecoslovacchia. Gli stessi soldati occupanti erano sbalorditi, alcuni di essi credevano fossero in Germania. Ai loro occhi vedevano una bella città, persone ben vestite, negozi con prodotti allora irreperibili nell’Unione Sovietica. I cittadini parlavano con i soldati che si affacciavano dai boccaporti dei carri armati, chiedevano perché fossero lì.

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La reazione

L’esercito cecoslovacco non intervenne ma la popolazione scese in piazza: azioni di disobbedienza civile e non mancarono le manifestazioni violente.
Radio Praga già dalle prime ore del 21 agosto urlava al mondo “Aiuto, ci stanno invadendo”. Alle quattro del mattino il Partito Comunista Cecoslovacco condannò l’intervento come “un atto di violenza internazionale” e diffuse queste parole “…questo è accaduto senza nostra conoscenza e contro la nostra volontà”.

A mezzogiorno durante il notiziario risuonò l’inno nazionale interrotto da raffiche di mitra.

Momenti drammatici nell’edificio di Vinohradská 12 nella quale ebbero luogo violenti combattimenti che lasciarono sulla strada molti corpi privi di vita. Anche Radio Praga era caduta, continuò per un po’ di tempo a trasmettere da una radio clandestina nel quartiere Nusle, ma subì anche essa il processo di normalizzazione.

Intanto Dubček e tutti i leader politici furono arrestati e condotti a Mosca, il governo ceco fu sciolto e la Primavera di Praga sfiorì nel silenzio.

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L’epilogo

La questione cecoslovacca tornò alla ribalta con l’auto-immolazione di Jan Palach in piazza San Venceslao a Praga, nei pressi del Museo Nazionale il 16 gennaio 1969. Ecco le memorie di Jan Palach. Ecco le sue memorie…

« Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy (il notiziario delle forze sovietiche di occupazione). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà »

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La Rivoluzione di Velluto

L’invasione di Praga è stata l’inizio della fine dell’immagine dell’Unione Sovietica.
“1945: Abbiamo baciato i tuoi padri 1968: versi il nostro sangue e prendi la nostra libertà” Uno dei tanti messaggi di sdegno verso l’occupazione sovietica.

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Dal bellissimo Paese che aveva sconfitto il nazismo e lanciato il primo uomo nello spazio (Jurij Gagarin era russo), l’URSS era diventata una prigione di Nazioni.

Jurij Alekseevič Gagarin fu il primo cosmonauta al mondo a volare nello spazio, portando a termine con successo la propria missione (Vostok I) il 12 aprile 1961.

La Cecoslovacchia rimase il più fedele alleato dell’Unione Sovietica fino al 1989 quando la Rivoluzione di Velluto riportò Alexander Dubček al potere e Václav Havel proclamò nella piazza della Città Nuova di Praga “il ritorno alla democrazia senza spargimento di sangue”.

Intanto cadeva anche il muro di Berlino e l’Unione Sovietica si sgretolò.

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